Senza senso

Segue un odore. Scavalca, inciampa, cade a terra. Si rialza, per arrivare alla fottuta fonte di quell'odore. Si ferma per ascoltare se l'intensità del suono, emanato dal suo obiettivo, aumenta di intensità.

Sa sognare e sa che, una volta arrivato a destinazione, sarà ora di ricominciare a sognare qualcos'altro. C'è un palo sul marciapiede che sta percorrendo di corsa, a perdifiato; gocce di sudore scendono, percorrono il suo profilo per volare nell'aria, prima di spiaccicarsi a terra. Il palo è lì e lo prende in pieno. Dalle labbra esce, assieme al sangue, un grugnito, ma non si ferma. Avanza ancora, con le narici che fremono, le orecchie tese, la lingua fuori, in modo che anche le papille gustative sappiano cogliere qualche indizio che segnali la giusta strada.

Prende a spintoni la gente che incontra, gli va addosso, la fa cadere, e il suo incedere prende le sembianze di una danza pazza, il balletto di chi sta seguendo quello che desidera. Nessun ostacolo diventa troppo ostico, non lo ferma niente, non lo ferma nessuno. Percorre strade, scalinate, prati, negozi e corridoi.

Quando, alla fine, l'odore si fa fortissimo che le narici non sniffano altro; quando alla fine il volume della musica diventa insopportabile e i timpani vibrano come le casse di un amplificatore che sono sul punto di esplodere; quando alla fine può toccare quello che stava cercando, tastandolo in modo così ossessivo, quasi volesse imprimersi la sensazione tattile che sta provando; quando alla fine posa la lingua sulla sua meta, riempiendola di saliva, percepisce un gusto che sa di buono, e apre gli occhi. Li avesse tenuti aperti dall'inizio il suo percorso non sarebbe stato più facile. Quello che lui vuole è forse meno importante perché ha avuto un senso in meno per raggiungerlo?

Sorride.

A occhi chiusi.

Autore: Sebastiano Testini